AUGURI PAPA’ ! Avrei voluto dirtelo a voce anche quest’anno, avrei voluto darti quella carezza che tu apprezzavi anche inconsciamente, avrei voluto …ma non c’è stato il tempo. Avrei voluto mettere sopra una piccola torta il n. 95 tra pochi giorni, così, giusto per consolarci di un’altro salto oltre l’ostacolo, ma non ci sono riuscito. Avrei voluto anche tornare indietro e sentirmi dire “AUGURI ANCHE A TE”, come quando con mamma bussavate alla mia porta nel giorno di San Giuseppe per portarmi il regalo, ma indietro purtroppo non si torna, il tempo non lo possiamo fermare, nè io, e tantomeno tu.
Allora Pà ? che faccio ? Vabbè, faccio finta di trovarti ancora lì, al solito posto, sulla tua poltrona, con ancora un pò di voce, e io a raccontarti dei bei tempi tuoi e miei, dei tuoi Amici che mi chiedevano sempre di te, e di quei semplici conoscenti che non vedentoti da tanto, mi chiedono non sapendo ancora, come stai.
Allora io, come se ti vedessi anche adesso, a far spallucce e a rassegnarti di una condizione che non puoi cambiare, mentre i tuoi sguardi, i tuoi silenzi, i tuoi monosillabi, oltre alla mia disperazione ultimamente, nel non riuscire a capire cosa volessi dirmi, hanno segnato il passo. Arrivata l’ora dunque, non posso far altro che ringraziare Dio per tutto quello che sei stato, per tutto quello che mi hai insegnato, per tutto quello che mi hai lasciato.
Oggi mi rendo conto del mare di affetto che molti nutrivano verso di te, ma non immaginavo così tanto, seppure quando qualcuno mi raccontava aneddoti, io ne andavo fiero e mi commuovevo. Ma adesso è il raccogliere tutto questo, che mi riempie di orgoglio, con il solo ed unico rammarico di non aver dato troppo peso prima. Mi rafforza però la convinzione che eri una gran bella persona, pronta a dire sempre si, a chi ti chiedeva qualcosa, generosa nel distribuire quello che producevi con le idee, con la fatica. Persino del tuo orto, passione post pensione, non facevi tesoro da conservare, ma distribuivi porta a porta, agli amici e parenti. Mi dicevi sempre che l’amicizia è una cosa seria, e lo scambio degli omaggi è una forma di rispetto per il bene reciproco.
Ogni particolare raccontatomi da gente che io neppure conoscevo, mi spingeva a rovistare tra le tue cose e a recuperare le tue invenzioni, tu che avevi una soluzione a tutto. Ora più che mai, conserveró quei tuoi lavori come pezzi da museo, così da sembrarmi ancora bello, vederti ragionare su un foglio di carta prima di realizzare quello che ti passava per la mente, o meraviglioso anche osservare la tua soddisfazione ad opera compiuta, ma altrettanto bello anche vederti smontare tutto e tornare da capo se non era perfetto o come lo avevi immaginato. I tuoi quadri dalle pareti parlano all’anima, come fotografie del mondo che immaginavi. Avevi una pazienza certosina, specialmente se si trattava di qualcosa da regalare o promessa ad altri.
Per me avresti sicuramente voluto altro, ma non mi hai mai fatto pesare le mie scelte diverse, anzi di quello che facevo, ne parlavi nei vari discorsi che intraprendevi, come se fosse una grande cosa, e offrivi tu, un eventuale aiuto a nome mio. “Pì, senti, ho un amico che avrebbe bisogno…” arrivavi spesso così, con l’umiltà di farmi capire quanto sia importante rendersi utile, anche con piccole cose, ed io questo l’ho ereditato con eterna gratitudine, anche se preferisco piuttosto dire che me lo hai insegnato, allo stesso modo in cui mi hai insegnato a sopportare le delusioni della non riconoscenza. Vorrei invece avere, almeno una minima parte della tua pacatezza, del tuo mai essere arrabbiato, della serenità che ti ha contraddistinto sempre, fino agli ultimi istanti in cui ti ho abbracciato e sei andato via.
Caro Papà, di mestiere facevi il Maestro, e la M la metto in maiuscolo, non perchè parlo di te in quanto mio genitore, ma perché la figura del Maestro di quel periodo della scuola, era una autorità. Avevi un modo di insegnare tutto tuo è vero, ed hai fatto sì che chi è passato dai tuoi banchi, oggi ti ricorda proprio per questo. Ci sono passato anche io da lì, ricordi ? nell’ultimo anno delle elementari, avrei dovuto essere contento, e lo sono stato, ma solo appena l’ho appreso, perché poi mi sono ritrovato in una doppia veste, che da qualunque verso la indossassi, mi stava stretta. Ero figlio/alunno e tu non eri il tipo dei favoritismi, per cui quella bacchetta che tutti ricordano, e con cui dirigevi la musica DELL’EDUCAZIONE, faceva suonare le prime note sul palmo della MIA mano, come esempio per TUTTI. Io ero quello che dovevo far vedere agli altri cosa significava essere responsabili delle proprie azioni, e questo poi a me lo spiegavi tornando a casa, come un modo per chiedermi scusa. Roba d’altri tempi, con cui ho convissuto, oltre ad avermi formato ed indirizzato all’onestà e correttezza. Ecco, io sono cresciuto così, a pane e responsabilità, prima io, poi gli altri, non per egoismo ma per esempio ed altruismo. Questo lo devo a te, e penso sia, anzi sarà sempre, il GRAZIE più grande che io possa dirti. Avrei dovuto farlo tanto tempo fa, quando cominciavo a comprendere il punto esatto in cui iniziava la discesa.
Ora, questo mio primo onomastico senza di te, sarà diverso dagli altri, ma alla fine sai Pà, tu non eri tipo che dava tanta importanza alle feste, però ti piacevano le coccole, e sentire farti gli auguri, era motivo di sorrisi e battute scherzose che non ti mancavano di certo. Quindi Auguri a te tra gli Angeli, e a me qui, che affido al vento questa lettera immaginaria, nel cercare di guardare sempre l’orizzonte, senza grandi programmi, ma sperimentando la vita così come viene, dietro la tua figura sempre presente, oltre che a godermi l’arte che tu hai trasmesso a chi con una matita, continua a disegnare oggi il futuro, con l’amore devoto verso te, persona speciale per noi tutti.
Buona festa del Papà,…professore !
