Donna, cinque dolcissime lettere

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8 Marzo, festa della donna, o meglio “Giornata internazionale della donna” come definita per istituzione nel lontano 1910, in seguito a quanto accaduto  due anni prima, a New York dove 129 operaie morirono in un incendio divampato nella fabbrica tessile in cui lavoravano. Quelle donne, che stavano scioperando per protestare contro le terribili condizioni di lavoro, rimasero bloccate nell’edificio perché  il proprietario ne aveva chiuso i cancelli, era appunto l’ 8 marzo del 1908. Da allora questa data, è diventata il simbolo della donna, ma come al solito il tutto si riduce ad una sola giornata di attenzioni omaggi e quant’altro possa far sembrare importante il gentil sesso.

E poi ?????  via tutto, quotidiana  routine purtroppo. Non vi è giorno che i media non ci propinino storie di violenza, soprusi ed omicidi di donne, per buona percentuale ad opera di EX MARITI, EX FIDANZATI, EX AMANTI. La parola ex è passato, sta a significare che non esiste più, una storia chiusa in quanto un rapporto di coppia può anche finire, quando ormai si è diventati troppo distanti l’uno dall’altra, troppo diversi senza quelle affinità che erano una base solida quando è iniziato. Si può fare di tutto per tentare di recuperarlo, di salvare il salvabile e magari ricostruirlo da zero specie se vi sono figli di mezzo e che purtroppo sono quelli che pagano il prezzo più alto, ma se il tentativo fallisce, a quella storia che sembrava una favola moderna, bisogna dire fine definitamente .

Invece scatta nell’uomo una morbosità allucinante che scatena una psicosi violenta nei confronti della donna fino ad arrivare a conseguenze estreme.  Anche quando queste violenze assurde si consumano tra le mura domestiche, vi è una sorta di sottomissione devastante della donna al proprio compagno come se per una ritualità storica l’uomo debba essere superiore in tutti i sensi e l’altra la sua schiava, senza darle alcuna possibilità di riscatto della propria dignità, non concependo la semplice parità di diritti, di doveri e di pari opportunità.

In tutti questi anni l’unico passo avanti fatto consiste nella legge contro lo stalking, considerandolo un reato a tutti gli effetti, ma che pare non abbia dato grandi risultati, in quanto tra la semplice denuncia e la prova passa giusto il tempo di far consumare una tragedia.

Penso invece che non servano leggi speciali per fermare questo “femminicidio”, ma un lavoro di rete tra soggetti ed istituzioni, tanta formazione e sensibilizzazione, e nonostante tutto, queste donne, queste sante donne, con la loro tenacia e caparbietà che le contraddistingue, si sono rimboccate le maniche come sempre, istituendo centri antiviolenza con operatrici volontarie che si fanno carico dei problemi di chi arriva gridando ” NON CE LA FACCIO PIU’ “.

Se ogni uomo nella propria giornata caotica, anche per pochi momenti, si fermasse a pensare o immaginare come potrebbe essere la sua vita senza la donna, senza cioè quella persona che per 365 giorni all’anno, cuce ,cucina ,lava ,stira, accudisce i figli e magari non gli è concesso neanche un semplice raffreddore altrimenti si ferma la catena di produzione, quella persona che sa tirare fuori un sorriso anche da una lacrima, pronta a indossare l’elmetto e combattere fino allo stremo delle forze in ogni situazione difficile della famiglia, allora capirebbe che la donna andrebbe rispettata se non venerata ogni santo giorno e non solo l’8 marzo e rifletterebbe meglio sul valore di quel:

Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” .

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di Pino Curtale

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